Mi è capitato recentemente di seguire una discussione su Facebook, scaturita dalla cattura di una cernia perfettamente in regola da tutti i punti di vista, tra un detrattore della pesca in apnea ed alcuni sostenitori. La discussione è stata piuttosto tesa, anche se civile, ed elevata nella media dei commenti. La cosa principale che mi è balzata all'occhio è stata la ricerca di supporti scientifici a vantaggio di posizioni di stampo ideologico o religioso. In sostanza, mi è apparsa chiara l'impossibilità di arrivare ad una posizione comune condivisa basata su qualcosa di concreto. Ed il problema è proprio a monte. Non si potrà mai convincere una persona che non accetta il fatto che un uomo uccida un animale che la caccia, o la pesca o la pesca in apnea, regolamentate e gestite, siano attività del tutto compatibili con la salvaguardia dell'ambiente (l'animalismo, di per se, è ideologia o religione ben diversa dall'ambientalismo). Probabilmente è anche inutile perdere tempo in discussioni, dato che purtroppo quasi tutte le religioni e le ideologie tendono ad essere intolleranti, ed a prendere per buona qualsiasi castroneria, anche insostenibile, che vada a vantaggio del proprio dogma. Una delle frasi più ricorrenti è "ma voi uccidete per divertimento...". Ma anche mangiare un pesce selvaggio pescato dalla pesca professionale invece che uno allevato o un uovo o un pezzo di formaggio, a mio avviso, è una forma di divertimento. Si potrebbe mangiare altro e sopravvivere. E non ho mai sentito uno dei tanti detrattori della pesca in apnea (che poi magari sono persone che competono nella stessa nicchia, come pescatori con altre tecniche, fotografi che vorrebbero avere dei modelli invece che degli animali veri, etc), che poi mangiano pasta e vongole o pesce al sale senza rimorsi, esclamare: "questa vivanda soddisfa la necessità impellente del mio corpo di un apporto corretto di proteine nobili ed altri elementi!", ma piuttosto qualcosa del tipo "veramente buono!". Non ne ho mai visto uno con la lacrimuccia all'occhio, costretto nonostante tutto ad assumere quel boccone per mera sopravvivenza. Quindi piacere e non necessità, derivante dall'uccisione commissionata a terzi di un animale. Solitamente chi si lamenta del fatto che uccidiamo animali non nega di accendere il condizionatore in casa o l'impianto di riscaldamento quando potrebbe sudare un po' o indossare un maglione invece di girare in casa in maglietta a gennaio, usa l'automobile, dopo averla acquistata, causando così più o meno indirettamente guerre nel mondo ed esercitando pressione su riserve non rinnovabili, per spostamenti anche minimi e futili (divertimento, non necessità), indossa scarpe in cuoio, butta in lavatrice capi indossati per un giorno, usa congegni tecnologici non indispensabili che concorrono certamente a creare danni ambientali, etc, etc. Tutte cose che su scala planetaria hanno un impatto ambientale ben superiore a quello della caccia e della pesca. Ma sono tutti capaci ad essere generosi con i soldi degli altri... Altra classica osservazione: "ma il professionista ci campa, voi uccidete per gusto"...... Il professionista ci campa perché c'è chi compra, per gusto, e si torna al discorso precedente. ma anche nella pesca sportiva c'è una quantità notevole di persone che "ci campa". Una, ad esempio, sono io, più quelli che gestiscono un negozio di articoli per la pesca, più i lavoratori delle aziende che producono prodotti per la pesca, etc. E c'è l'indotto degli alberghi, delle autostrade, del carburante, etc. La sola differenza, avvalorata da studi fatti in vari paesi, tra i quali Inghilterra, Stati Uniti ed Australia, è che per un chilo di pesce prelevato dalla pesca sportiva, che incide sugli stock in percentuali irrisorie, ed un chilo di pesce prelevato dalla pesca professionale, che in particolare quando industriale è scientificamente riconosciuta come insostenibile, il saldo attivo è non paragonabile. A vantaggio, ovviamente, della pesca sportiva.
Se avessi un carattere diverso, ed avessi un'altra passione, e facessi un altro lavoro, forse tutto questo mi farebbe ridere. Probabilmente siamo di fronte a trasformazioni ineluttabili, delle quali sarebbe interessante studiare e capire le motivazioni, ma una cosa mi appare sempre più chiara, ed è che contro i dogmi o contro gli interessi non valgono le ragioni. Se vogliamo continuare a svolgere un'attività certamente ininfluente da un punto di vista di salvaguardia degli stock, appassionante, sana e naturale, dobbiamo far valere la nostra forza con la determinazione ed i numeri. Il tempo dell'andare a pesca a fregarsene di quanto accade è finito, bisogna darsi da fare! I professionisti, che operano su commissione di molti di quelli che non vedono di buon occhio la pesca in apnea, portando loro nel piatto quello che non hanno la capacità o il coraggio di prendere da soli, hanno raschiato il fondo del barile, in molti casi agiscono senza contrasti reali al di fuori delle regole e del buon senso, ma hanno numeri e rappresentanza, e ci vedono come competitors, dato che ormai ogni briciola è buona. Certo, sembra che alcuni di noi non si pongano problemi nel soddisfare la propria vanità complicando di molto le cose agli altri, pubblicando foto che dimostrano disprezzo per le regole, per il mare, per chi condivide la stessa risorsa, per chi cerca di far valere i diritti di una categoria e si trova dall'alta parte qualcuno che gli sbatte in faccia gli evidenti abusi di pochi a danno di molti, non riuscendo nemmeno ad essere almeno riservati se non casti, e si potrebbe andare avanti a lungo. Vedo grande impegno nel bacchettare su FB un ragazzo di sedici anni che prende un paio di pesci assolutamente legali e "trasparenti" per l'ambiente, e contemporaneamente nell'incensare qualcuno che preleva in eccesso, magari grandi riproduttori, magari di specie "sensibili", magari pubblicando foto che sui social network attraverso amici degli amici, arrivano dove non dovrebbero mai arrivare. Preferisco non ricordare il problema serissimo per tutta la categoria, che va a vantaggio soltanto di pochi, che è quello della vendita illegale del pescato, origine di molti comportamenti inaccettabili. C'è decisamente qualcosa che non va a livello culturale, se continua così, non abbiamo vita lunga. Chi ha a cuore la pesca in apnea ed ha gli elementi culturali ed intellettivi necessari, deve darsi da fare! Non bastano i comportamenti corretti, ci vuole la forza dei numeri, esiste una Federazione che si batte attivamente per la categoria. Il costo dell'associazione è irrisorio, irrilevante rispetto a quelli che sosteniamo per attrezzature sempre più inutili, viaggi etc. Basta con il Tafazzismo! Supportiamo F.I.P.I.A. |
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