La nascita del marchio Totemsub
Come tutto ebbe inizio...
Da ragazzo ho avuto la fortuna di poter pescare spesso in posti bellissimi, in un mare che oggi non esiste più. Purtroppo, non è solo il mare ad essere molto diverso, ma anche tutto il resto. Non ci sono più gli applausi dei passanti ad un bel carniere di saraghi realizzato in una Pasqua di tanti anni fa con mare in scaduta a Ventotene, non c'è più il ragazzo magro con i riccioloni biondi a Linosa che aspettava il mio rientro per chiedermi " A cerna a pigghiasti? Granda era?". Oggi il pescato si nasconde, e posti dove andare a pescare in tranquillità con la gioia della scoperta sono quasi inesistenti. Al tempo pescavo prevalentemente cernie, tra Ventotene, Linosa e S.ta Teresa di Gallura, oggi tutte e tre AMP. Mi piaceva andare fondo, con le pinne in plastica, e pescare in caduta. I fucili ad elastico del tempo erano più adatti ad una pesca leggera, con aste da 6 mm temperate che le cernie spesso spezzavano all'altezza delle tacche. Aumentando il diametro delle aste (e dovevo far venire le 6,5 mm dalla Francia), serviva più gomma, ed i meccanismi andavano in crisi, o il rinculo aumentava all'inverosimile. Ma allora molti concetti oggi noti a tutti erano semplicemente sconosciuti. E con i fucili ad aria non mi trovavo proprio. Dopo un'estate funestata da lisci continui causati da improprie modifiche alla ricerca di un potenziamento che non era ottenibile senza pagare pegno sull'equilibrio del fucile, iniziai a studiare il modo di far funzionare meglio i miei attrezzi. Internet era agli albori, con modem lentissimi e connessioni costosissime, ma sui siti di produttori di fucili statunitensi ed australiani imparai moltissimo. Immaginate lo stupore nel vedere utilizzati degli stabilizzatori, di equilibrio idrostatico neutro ma massa inerziale consistente, al solo fine di ridurre il rinculo. O guide chiuse, per indirizzare meglio l'asta. Appoggi a spalla o a mano a seconda dell'asta e della gomma utilizzata. Incredibile, da noi il concetto di massa non era stato mai introdotto. Fui particolarmente attratto dai modelli della Riffe, essenziali ed apparentemente molto funzionali, ed iniziai a sperimentare e progettare qualcosa che partendo da quei concetti potesse essere adatto alle condizioni del nostro Mediterraneo, così diverso dall'Oceano. Malgrado ogni tanto qualcuno sostenga cose diverse, in Italia, al tempo, nessuno produceva questo tipo di fucili, e perfino personaggi che in seguito ne avrebbero sposato la filosofia mi criticarono aspramente l'assenza di testata, l'uso di elastici circolari e le aste più pesanti. Che invece in seguito si diffusero ampiamente anche da noi. |
La nascita della Totemsub
Nel 1999 decisi di dare una svolta alla mia attività fino ad allora dilettantistica, e di aprire una piccola azienda, la Totemsub. Il nome venne in mente ad un amico ottimo pescatore ed al tempo rappresentante di varie aziende del settore, Fabio Ciocci, e mi piacque subito. Fabio vedeva l'analogia con i Totem degli Indiani d'America per via del materiale, (ovviamente il legno), le dimensioni imponenti (oggi i miei arbalète sono tra i più snelli del mercato dei fucili in legno, ma al tempo esistevano solo fusti in alluminio da 25 o 28 mm di diametro), ed il fatto che tra chi aveva provato i primi prototipi si erano diffusi come oggetti di culto). Il logo invece, ancora oggi a mio avviso molto bello ed attuale, fu opera di un altro amico fraterno, Marco Finoia, conosciuto al circolo Tirreno Sub di Roma appena trasferito dal Nord, percepito all'inizio come un pericoloso rivale negli equilibri agonistici, e subito dopo diventato grande amico. All'inizio realizzavo fusti in legno con guida integrale per impugnature e testate di tipo tradizionale, sostituendoli di fatto al tubo di alluminio da 28 mm. Dopo poco, certamente prima del 2002, iniziai a produrre i miei fucili interamente in legno, senza parti esterne. Progettai un meccanismo che riuscii a far realizzare da quelli che allora erano un papà con esperienza nelle lavorazioni meccaniche ed un figlio con voglia di fare, che ha in seguito sviluppato la cosa fino a creare una delle aziende più importanti nella produzione di attrezzature subacquee, ed approfittando della possibilità di migliorare pezzo dopo pezzo grazie alla lavorazione artigianale, andai avanti con grande fervore creativo. Le prime partecipazioni all'EUDI furono un grande successo, con tantissime persone che si accalcavano allo stand per vedere la novità. Negli anni intorno al 2005 la Totemsub esportava centinaia di fucili artigianali in tutto il mondo, importando dagli Stati Uniti e rivendendo elastici al metro, che fino ad allora non esistevano in Italia. Dal primo fusto ad osso di seppia con guida integrale, ai Guizzo e Pelagos, tanta strada è stata fatta. Il progetto era evidentemente valido, come dimostra la grandissima diffusione di tutte queste soluzioni da me introdotte, che oggi sono diventate praticamente lo standard su tutti i fucili in commercio, dagli elastici legati con ogive in dyneema, alle aste con perni o pinnette... La sospensione dell'attività ed il ritorno...
Già dal 2000 avevo affiancato alla progettazione e costruzione di fucili subacquei una intensa attività videografica, che nel 2005 mi portò a firmare il primo contratto con il canale tematico di SKY "Caccia e Pesca". Mi divenne molto difficile portare avanti i due rami, e decisi di sospendere almeno temporaneamente la produzione di fucili, perché i contratti con il canale non mi lasciavano spazi liberi. Da qualche mese ho deciso di iniziare di nuovo la mia attività originale, con grande entusiasmo. Ho deciso di recuperare lo spirito dei primissimi anni, quando realizzavo personalmente i miei fucili pezzo a pezzo, e tornare ad una dimensione squisitamente artigianale, che mi appartiene di più rispetto a quella della sia pur piccola azienda. Ho applicato qualche modifica rispetto al passato, aumentando di qualche millimetro le sezioni perché nel frattempo è cresciuta l'esigenza di aumentare un pochino la potenza, ho studiato una nuova livrea mimetica, il tutto nella filosofia originaria. Non produrrò derivati come roller, vela, inverter e simili. Sono sincero, so che funzionano, ma non mi attraggono. Sono legato alla semplicità della fionda, e non riuscirei mai a produrre strumenti di quel tipo con la qualità quelli realizzati da tanti artigiani bravi e preparati che in quei modelli hanno creduto fortemente ed in questi anni li hanno sviluppati e perfezionati con inventiva e capacità realizzativa. |